venerdì 29 aprile 2011

Prodotti agroalimentari con marchi di qualità


Da parecchi anni alcuni prodotti alimentari vengono ad essere etichettati con dei marchi che ne autenticano e garantiscono qualità e tipologia di produzione.
Il grosso problema è che l'Unione Europea a mio parere non ha mai informato il consumatore sulle reali qualità che ogni marchio racchiude in sé. Questa mancanza porta a una generalizzazione di tutte queste etichettature che non garantisce al produttore un adeguato compenso agli sforzi profusi per avere e mantenere determinate marchiature.
Attualmente nella realtà agroalimentare sono presenti i marchi: DOP, IGP, STG, PAT, DOC, DOCG, IGT, BIOLOGICO. Vediamo singolarmente cosa significano:
DOP (Denominazioni di Origine Protetta): sta ad indicare un qualsiasi alimento che ha delle caratteristiche uniche derivanti dalla zona di produzione (quindi dall'ambiente in un determinato territorio) e dalla metodologia utilizzata per la sua produzione (tradizionale specifica per quell'alimento). Chiaramente un prodotto così ottenuto obbliga il produttore ad avere tutta la filiera produttiva all'interno di quel determinato territorio.
IGP (Indicazione Geografica Protetta): il prodotto in questo caso ha la peculiarità che almeno una determinata caratteristica (qualità, nomea) dipende da una particolare area e la cui produzione o trasformazione o elaborazione avvengono in un determinato territorio. Quindi un prodotto con questa etichettatura dovrà attenersi alle normative produttive stabilite dal disciplinare di produzione e almeno una fase della filiera avvenga nella zona caratteristica dell'alimento. Il problema in questo caso è la provenienza della materia prima che spesso non centra nulla col territorio identificativo del prodotto finale. Uno dei casi che maggiormente colpisce è quello della bresaola della Valtellina IGP dove la carne deriva per il 99% da zebù brasiliano oppure  da bovini francesi, polacchi, irlandesi. 
STG (Specialità Tradizionale Garantita): alimento prodotto con metodologie particolari legate ad una certa zona ma che non vengono necessariamente prodotte in quella zona. Un alimento di questo tipo può venire così prodotto ovunque e partendo da materie prime provenienti da tutto il Mondo.
PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali): sono i prodotti italiani inclusi in un apposito elenco creato dal Ministero dell agricole, alimentari e forestali con la collaborazione delle regioni. Molti alimenti italiani infatti venivano/vengono prodotti in condizioni igieniche che non possono superare le norme istituite dall'UE. Queste norme avrebbero potuto far scomparire molti prodotti che peró sono alla base di molte tradizioni locali. Dopo una lunga schermaglia tra UE e alcuni Paesi membri (in particolare Italia e Grecia) si è appunto raggiunto l'accordo di concedere la produzione di alimenti prodotti con metodologie tradizionali. Questi prodotti non possono peró avere nella loro denominazione il luogo di produzione per non venir confusi con i marchi DOP e IGP anche se spesso gli alimenti marchiati PAT vengono prodotti in una determinata zona per tutta la filiera e quindi sono paragonabili a dei DOP (in alcuni casi i prodotti vengono classificati PAT in attesa della certificazione DOP) e quindi "superiori" agli IGP.


DOC (denominazione d'Origine Controllata): Riconoscimento a vini prodotti in zone di limitata ampiezza e recanti il loro nome geografico. Questi vini  sono ammessi al consumo solo dopo accurate analisi chimiche e sensoriali.
DOCG (denominazione d'Origine Controllata e Garantita): Riconoscimento di particolare pregio concesso a dei vini DOC che hanno una certa notorietà a livello nazionale e internazionale. Questi vini sono sottoposti a controlli ancora piú severi rispetto ai DOC, devono essere commercializzati in recipienti di capacità inferiore ai 5 litri e portare il contrassegno dello Stato che dia le garanzie di origine e di qualità e che consenta la numerazione progressiva di ogni bottiglia. Per questo tipo di vino è obbligatorio l'imbottigliamento nella zona di produzione.
IGT (Identificazione Geografica Tipica): Riconoscimento dato a dei vini da tavola caratterizzati da aree di produzione ampie e dal disciplinare poco restrittivo. In questo caso i produttori non sono obbligati ad apporre il nome del vitigno di provenienza.

L'attuale situazione italiana dei vini puó essere evidenziata dalla seguente figura:

A differenza di tutti gli altri marchi, l'etichettatura BIOLOGICO
é probabilmente la piú intuibile (fortunatamente). Affinché possa essere data questo tipo di marchiatura gli alimenti devono essere prodotti in terreni "puliti" (assenza di prodotti chimici) e utilizzare concimi e diserbanti naturali. I disciplinari per questi tipi di prodotti sono molto rigidi e i controlli abbastanza frequenti ed accurati. L'associazione del marchio "agricoltura biologica" con uno dei precedenti (soprattutto DOP e DOC) puó essere considerata una certezza di qualità da parte dell'acquirente.

L'ottenimento di un marchio non è facile e soprattutto costoso (chiaramente piú la marchiatura richiesta è  "importante" e piú i costi si alzano e i tempi si allungano per ottenerla). Chiaramente tutti questi costi aggiuntivi vanno a gravare sulle spalle dei consumatori che peró per certe tipologie di prodotto a mio avviso farebbero bene a valutarne l'acquisto. 
Comprare un prodotto DOP significa avere un bene prodotto completamente in una determinata zona con tutti i risvolti positivi a questo connesso (tradizione, lavoro, storia).
Comprare un prodotto biologico invece è sinonimo di rispetto verso l'ambiente e comunque la qualità a livello anche solo gustativo è impareggiabile con gli altri prodotti. Molto spesso la gente si fa impressionare dall'aspetto che chiaramente con concimi, fertilizzanti, anticrittogamici, antiparassitari di sintesi possono arrivare ad avere gli alimenti prodotti da agricoltura non di tipo biologica.
E' anche vero che spesso sul prodotto biologico viene fatta una speculazione peró l'acquirente dovrebbe pensare alle positività apportate da un certo tipo di agricoltura e ampliare questo mercato significherebbe renderlo sempre meno di  nicchia e permetterebbe ai prezzi di questa tipologia di alimenti di scendere notevolmente.



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