giovedì 12 aprile 2012

Nuovo disastro ambientale nel golfo di Taranto



Ennesimo disastro nel golfo di Taranto che durante la notte del giorno 11-4-2012  ha visto la perdita di 20 tonnellate di petrolio causate probabilmente da una manovra sbagliata di una petroliera con bandiera panamense.
Attualmente la macchia si è espanda per un’area di 800 m2 ma sembrerebbe che essendo il liquido fuoriuscito molto denso il suo recupero sia reso più facile.
La sfortuna del golfo di Taranto è di essere un bacino chiuso e un danno ambientale in questo mare creerebbe danni serissimi e difficilmente recuperabili.
Forse si è evitato un disastroso danno ambientale ma questo evento ha riaperto il problema creato col decreto legislativo n. 121 del 7 luglio 2011 che permette a compagnie petrolifere quali la Northern Petrolium UK, la Shell e l’ENI di ricercare petrolio.
Speriamo che questo incidente riesca a far cambiare idea al governo e si blocchi la possibilità di ricerca e trivellazioni nel golfo di Taranto e non solo…

venerdì 6 aprile 2012

situazione italiana delle energie rinnovabili


E’ stata fatta una ricerca dall'Osservatorio internazionale sull'industria e la finanza delle rinnovabili presieduto da Andrea  Gilardoni, dell'università Bocconi,  supportato da ANEV (Associazione Nazionale Energia del Vento), APER (Associazioni di Produttori da Energia Rinnovabile) ed Enel Green Power secondo cui le energie rinnovabili in Italia porterebbero enormi benefici.
Attraverso i dati raccolti nel periodo 2008-2011 e poi proiettati all’anno 2030 si sono valutati i benefici partendo però dagli errori compiuti nel settore:
  •   oneri e tempi amministrativi elevati;
  •   normativa troppo variabile;
  •   controlli sugli incentivi e realizzazioni quasi inesistenti.
A questi problemi si aggiungono le difficoltà incontrateoggettivamente:
  • la crisi economica;
  • una sovrapproduzione di energia;
  • adattamento della rete ai numerosi punti di produzione.
Si stima che aumentando di 1,4 miliardi di euro gli attuali 5,6 miliardi annui si passarebbe da 13 GigaWatt di capacità installata a 23 GigaWatt nel 2016 e senza ulteriori incentivi i 30 GigaWatt nel 2020, uno sviluppo in linea con le prospettive globali.
C'è sempre da ricordare che l'Italia DEVE trovare il modo di divenire indipendente energeticamente e il continuo massiccio utilizzo delle energie fossili allontana sempre più questo progetto.
Attualmente siamo all'avanguardia per certi sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili ma la perdita di incentivi e investimenti ci porterebbe a perdere un settore che sta fornendo occupazione e che diverrà sempre più strategico soprattutto in vista di obiettivi sempre più rigidi delle riduzioni di emissioni dei gas serra.

mercoledì 4 aprile 2012

Siamo sicuri di voler continuare ad utilizzare le energie fossili???


Altro pericolo di tipo ambientale a causa dello sfruttamento delle energie fossili… questa volta siamo nel Regno Unito e precisamente a 240 Km dalla costa di Aberdeen (Scozia).
Il 25 marzo una fuga di gas sottomarina ha obbligato l’evacuazione della piattaforma offshore Elgin (proprietà della compagnia petrolifera francese Total), utilizzata per l’estrazione di gas combustibile.
La fuga di gas ha messo a rischio esplosione l’intera struttura per il possibile contatto del gas con la fiamma pilota del comignolo della piattaforma; la speranza era spegnimento autonomo della fiamma come è effettivamente accaduto il 31 marzo.
Attualmente le attenzioni si sono spostate sull’impatto ambientale che l’incidente ha e sta creando… insieme alle autorità locali i vertici della Total hanno definito trascurabili i danni ma il gas continua ad uscire e quindi la zona è indicata come ad alto rischio infiammabilità.  
Come spesso succede la totale verità viene nascosta per non creare panico e tensioni ma Greenpeace ha deciso di mandare una propria squadra per valutare gli effettivi danni che l’incidente sta provocando sull’ecosistema.
C’è da ricordare che questo è il secondo incidente a meno di un anno in vicinanza delle coste scozzesi; l’anno scorso (agosto 2011) la piattaforma Gannet Alpha di proprietà Shell ebbe una grossa perdita di greggio.
Quando si sceglie di utilizzare le energie fossili bisogna sempre ricordarsi anche di questi incidenti che DOVREBBERO portare molto più l’attenzione sulle rinnovabili invece di pensare ai tagli degli incentivi…

martedì 3 aprile 2012

Verranno toccati gli incentivi alle rinnovabili?


Il governo Monti sta pensando come variare le tariffe per arginare il problema dei rincari di luce e gas che da aprile sono stati del 5,8% (e potrebbero ulteriormente aumentare nel corso dell’anno), però al suo interno le idee sono diametralmente opposte…
Da una parte il ministro dello sviluppo economico Corrado Passera che vorrebbe allineare gli incentivi delle rinnovabili alla media europea (molto più bassi) e dall’altra il ministro dell’ambiente Corrado Clini  che vede nel taglio degli incentivi un grosso errore di tipo strategico.
Secondo Clini ridurre gli incentivi alle rinnovabili vorrebbe dire uscire dal settore e abbandonare una scelta fatta negli ultimi anni che sta portando lavoro, rispondendo a richieste dell’UE (ci sono grosse sanzioni in gioco) e cercando di rendere più indipendente l’Italia da fonti energetiche inquinanti e che dobbiamo praticamente solo importare.
A rafforzare l’idea del ministro dell’ambiente ci sono anche i numeri: nel 2011ci sarebbero 260 miliardi di dollari investiti a livello internazionale sulle energie rinnovabili e il trend di investimenti è destinato a salire.

Tutte le associazioni ambientaliste si schierano a favore degli investimenti sulle energie pulite e agli sforzi economici profusi dallo Stato.

Secondo Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, si sta facendo una campagna mediatica per fermare le energie alternative mettendo in luce solo l’impatto in bolletta e non i notevoli vantaggi apportati soprattutto perché gli italiani pagano la dipendenza dai combustibili fossili e le troppe centrali termoelettriche a mezzo servizio. Ci sono “figure” che stanno cercando di spostare l’attenzione al 10% che è il peso delle rinnovabili invece del restante 90% riguardante il costo di approvvigionamento delle energie fossili, sussidi al nucleare ed altre voci assurde oltre le tasse.  E' evidente la regia di questa operazione da parte di chi ha interesse a difendere la produzione termoelettrica convenzionale e a fermare il nuovo che avanza.

Il presidente del partito dei Verdi Angelo Bolelli trova che la causa principale del caro bolletta non siano gli incentivi alle energie pulite ma tasse e privilegi economici a favore di industrie energivore che non hanno nessun paragone con altri Paesi europei. In particolare punta il dito sul servizio di interrompibilità, cioè un compenso a 120 industrie (tutte altamente energivore!) per la loro disponibilità ad interrompere la loro richiesta di energia in tempi brevi (15 minuti) e questo compenso arriva anche se le interruzioni non sono avvenute. Questo costo incide per €3 a bolletta in favore di soggetti molto inquinanti perché altamente energivori… Infine Bolelli fa notare come la scelta tedesca sia quella di puntare fortemente sulle rinnovabili, aumentando gli sforzi economici cioè il contrario di quello che vorrebbe fare il governo Monti.


Greenpeace mette in evidenzia degli studi fatti all’università Bocconi di Milano: i benefici netti nel 2030 ammonteranno a 79 miliardi di euro sotto forma di riduzione del prezzo dell’energia, aumento dell’occupazione e aumenti delle esportazioni industriali. Andrea Boraschi (responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace Italia) esprime il suo pensiero con una similitudine “non interessarsi alle rinnovabili sarebbe come aver abbandonato la telefonia negli anni ottanta…le conseguenze di tale scelta porterebbero un ritardo tecnologico alle nostre industrie forse irreparabile”.

Il WWF pone l’accento sul problema delle pressioni che i produttori di energie convenzionali possono oramai esercitare grazie al potere acquisto negli ultimi decenni per colpa di una mancanza di programmazione che ha portato a un sovradimensionamento dell'offerta di energia convenzionale rispetto alla domanda. La minaccia degli attuali aumenti e dei probabili nel futuro prossimo vengono utilizzati per allarmare la popolazione e coprire la decisione governativa di tagliare gli incentivi alle rinnovabili.