lunedì 25 luglio 2011

i rifiuti in Danimarca


Nel 1970 in Danimarca é nato un inceneritore capace di produrre energia tramite il teleriscaldamento.
Chiaramente nel corso degli anni i sistemi di smistaggio e rendimento sono migliorati fino ad arrivare a recuperare il 97% dei materiali e solo il 3% finisce in discarica.
L’impianto di Amagerforbrænding produce attualmente 26 MW di elettricità capace di dare il teleriscaldamento a 140.000 persone della capitale Copenaghen.
Il sistema è basato da 4 fornaci, ognuna avente il compito di bruciale un particolare rifiuto e questi vengono smistati tramite un’enorme gru. Il calore prodotto viene ad essere utilizzato per scaldare l’acqua presente in caldaie a vapore ad alta pressione. Successivamente l’acqua verrà pompata in un sistema di depurazione per l’eliminazione dei gas più pericolosi.
Il vapore sarà convogliato in turbine per generare energia elettrica mentre il calore utilizzato per l riscaldamento della popolazione tramite il teleriscaldamento.
Il costo di tale impianto non è assolutamente basso ma questo dev’essere a mio parere il futuro anche perché se si considera che la tecnologia esiste e quindi non si necessitano di fasi sperimentali, l’esborso non è così esagerato.
La cosa che mi fa più rabbia è la situazione napoletana e sentire sempre dire che su certi territori è presente la mafia (in questo caso la camorra) e che i costi lieviterebbero notevolmente... questa è la scusa per non voler sistemare le cose...
Nessuno vorrebbe abitare vicino a un inceneritore (per puzza, impatto visivo, ecc.) ma qualcuno li deve avere vicino... dare dei sussidi sotto forma di energia elettrica e riscaldamento (che l’impianto produce a costi bassi!!) sarebbe un ottimo incentivo affinché la gente accetti determinate situazioni.
Vedremo se nell’immediato futuro si riusciranno a sistemare certe situazioni non per mancanza di soluzioni ma solo per mancanza di volontá...

venerdì 15 luglio 2011

Trasporto materiale radioattivo esausto


All’inizio del 1960 fino agli anni ’80 in Italia si sfruttò l’energia nucleare ma ad oggi non siamo ancora riusciti a smaltire tutte le scorie prodotte allora.
Queste scorie radioattive sono state poste nel sito provvisorio di Saluggia nel vercellese (il nostro Paese è l’unico ad aver utilizzato il nucleare senza progettare un sito permanente!!) e ora con un accordo del 2005 ci impegnamo  a portarle in Francia verso il sito di Le Hague entro il 2012 per poi essere riconsegnatoci riarricchite entro il 2025.
A questo punto la domanda nasce spontanea…a che ci servono le barre riarricchite (derivanti dal sito di Saluggia e dalle nostre 3 centrali) se in Italia per la seconda volta si è scelto di non utilizzare il nucleare???
Io credo che i signori politici dovrebbero prima dare delle risposte alla popolazione prima di intraprendere determinate scelte mentre è sempre più evidente che gli interessi economici superino sempre tutto…
Esiste però un problema molto grosso derivante dal trasporto di questi materiali, visto che i treni utilizzati non hanno particolari accorgimenti affinché si possa parlare di viaggi in sicurezza.
Per legge si è stabilito che un uomo tollera una quantità di radiazioni di circa 2 millisievert all’anno senza danni sostanziali al proprio organismo mentre questi convogli emettono 0,2 millisievert all’ora (mSv/h) a due metri di distanza e a diretto contatto con gli imballaggi la radioattività sale a 2 mSv/h.
Dominique Malvaud, rappresentante del sindacato dei ferrovieri Sud-Reil, spiega che agli stessi ferrovieri francesi non vengono date tute protettive speciali e quindi la radioattività “viene portata a casa” attraverso i vestiti utilizzati per il lavoro, il tutto in condizioni normali, meglio non pensare cosa accadrebbe in caso di incidente…
Nel libro “Spegniamo il nucleare” del 2010 Beppe Grillo afferma che i costi per il nucleare nel 2007 sono arrivati a 500 milioni di euro e che il costo complessivo dello smaltimento si aggirerà intorno ai 4,3 miliardi di euro.
A tutto questo la notte tra il 9 e il 10 maggio un gruppo di manifestanti ambientalisti e No Tav ha fermato uno di questi treni alla stazione di Avigliana (TO) ma le forze dell’ordine hanno disperso i manifestanti in tempi brevi.
Il 10 luglio era in programma un altro treno  ma è stato deciso di rimandare intorno alla metà di agosto per la situazione createsi in Val Susa per il problema TAV; si era anche ipotizzato un percorso alternativo che passasse attraverso la Svizzera ma gli elvetici si sono giustamente opposti visto la pericolosità…
A questo punto la domanda sporge spontanea… quando l’Italia riuscirà a chiudere totalmente col nucleare??

giovedì 14 luglio 2011

Scorie radioattive a Genova


Oggi é esattamente un anno che viene “parcheggiato” un container contenente scorie radioattive nel porto di Genova.
Il 14 luglio 2010 è arrivato sulle banchine del porto di Genova facendo prima tappa per qualche ora nel porto di Gioia Tauro dove nessuno si accorse della sua pericolosità.
Il container conterrebbe rame proveniente dal porto saudita di Gedda partito su una nave della compagnia Msc, spedito dalla Sunmeal Casting Ilc di Ajman (Emirati Arabi), specializzata nel recupero di materiali di siti industriali dismessi. 
Il rame è stato acquistato dalla Sigimet Surl di Pozzolo Formigaro tramite uno spedizioniere genovese già finito in un'inchiesta anni fa per sostanze contaminanti (ma allora non radioattive).
Arrivato a Genova si è valutato la pericolosità visto che oltre ai materiali ferrosi c’è emissione di cobalto 60. Attualmente il container è stato isolato al sesto e più lontano terminal di Prà Voltri e accerchiato da altri container pieni d’acqua o cemento per contenerne le radiazioni.
Chiaramente le autorità hanno già fatto sapere che con le procedure adottate non ci dovrebbero essere problemi a livello di salute ma di evitare la pesca nelle zone limitrofe (i pescatori però ignorano il divieto).
Il problema doveva essere risolto già molti mesi fa ma i costi di smaltimento sono molto elevati e quindi è meglio e comodo lasciare il materiale lì in stoccaggio… 
La cosa “buona” è che questo tipo di cobalto ha una durata radioattiva di circa 5 anni…vedremo se in tempi brevi le autorità si attiveranno o se dovremo aspettare i fatidici 5 anni continuando a contaminare la zona limitrofa..

mercoledì 13 luglio 2011

Pannelli solari notturni

Sembrerebbe una contraddizione ma in realtà questo tipo di progetto esiste e potrebbe risolvere non pochi problemi a livello energetico.
Il concetto del funzionamento di questi pannelli solari è semplice: la maggior quantità di energia solare proveniente dal sole arriva tramite raggi infrarossi, questi vengono assorbiti dal terreno e la sera rilasciati sotto forma di calore. Perché non recuperare tutta questa energia attraverso i pannelli?
Chiaramente l’idea è geniale però a livello pratico si sono riscontrati dei problemi che si sta ancora cercando di risolvere affinché questo sistema possa venire utilizzato per fornire energia ai normali impianti elettrici.
Il più grosso problema è che questo sistema a differenza dei normali pannelli solari genera una corrente alternata ad una frequenza troppo elevata per poter essere utilizzata e quindi deve venire convertita in corrente continua ma con gli attuali  diodi semiconduttori al silicio la cosa non risulta fattibile per la loro impossibilità di lavorare ad alte frequenze.
Speriamo che gli ostacoli progettuali possano venire risolti in tempi brevi perché poter utilizzare questi tipi di pannelli sarebbe molto importante soprattutto in ambienti quali i deserti dove questi sistemi potrebbero avvantaggiarsi notevolmente e con la possibilità di poter essere rivalutati.

giovedì 7 luglio 2011

documentario sul disastro nel golfo del Messico


Un anno fa l’attore Robert Redford denunciava la situazione del Golfo del Messico dopo il disastro del 20 aprile 2010 con un cortometraggio pubblicato su youtube.

Al festival di Cannes 2011 invece è stato lanciato "The Big Fix" documentario girato dal Josh Tickell con la moglie Rebecca Harrel Tickell, prodotto da Peter Fonda.
Da questo film si può evincere che il problema del petrolio non è stato assolutamente superato, anzi... è stato impiegato un solvente chiamato Corexit che ha la capacità di smembrare il petrolio.
Il Corexit è una linea di solventi nati proprio allo scopo di disperdere le chiazze di petrolio e vengono prodotti dalla compagnia Nalco Holding che è associata con BP e Exxon. La formulazione dei solventi non è conosciuta causa segreto industriale peró si ritiene possano essere in alcuni casi tossici (infatti inizialmente si utilizzava il Corexit 9.527 per poi essere sostituito dal Corexit 9.500).
Dobbiamo però pensare che attraverso questi solventi il danno causato dalla fuoriuscita del petrolio è stato solamente “nascosto” perchè non vengono eliminati i costituenti petroliferi ed in più sono state riversate quantità di Corexit (elementi chimici) che hanno amplificato il danno ambientale. Se poi consideriamo che questi solventi vengono prodotti dalle stesse compagnie petrolifere che causano i danni (la Exxon è l'artefice del riversamento di petrolio nel fiume Yellowstone!!) e che quindi riescono ad arricchirsi anche sui danni da loro stessi provocati, arriviamo all’assurdo...

mercoledì 6 luglio 2011

Studio sui frigoriferi


L’Unione Europea ha deciso di verificare l’effettiva efficienza degli elettrodomestici e per fare questo si sta avvalendo della collaborazione di diverse aziende tra cui l’italiana ENEA.
Il progetto chiamato Atlete (Appliance testing for energy label evaluation) è incominciato con la verifica dei frigoriferi e proprio tramite dall’ENEA ci provengono i primi risultati.
Sugli 80 modelli presi in esame si sono valutati efficienza energetica, consumo di energia, capacità volumetrica, tempo di conservazione, capacità di congelamento e tempo di risalita della temperatura per poi farne il confronto con i valori dichiarati (vedi qui per conoscere come leggere l'etichetta). I risultati sono appena sufficienti visto che solo il 44% degli elettrodomestici possiede le caratteristiche effettivamente dichiarate.
La situazione italiana è sicuramente migliore visto che il 60% della nostra produzione è conforme  alla caratteristiche dichiarate però un 40% in difetto mi pare sempre eccessivo.
Chiaramente bisognerebbe catalogare gli apparecchi in base all’erronea etichettatura questo perché le caratteristiche non hanno tutte lo stesso peso che si riflette sul prezzo. Se noi prendiamo in considerazione la classe energetica, lo stesso frigo (come dimensioni) ma di classe energetica differente va a prendere prezzi molto lontani tra loro…falsificare quindi una caratteristica come questa piuttosto che dichiarare una capacità di volume inferiore (che comunque può essere valutata a vista!) sono 2 cose differenti.
Speriamo che studi come questo proseguano anche per altri elettrodomestici e che la case costruttrici smettano di far pagare per quello che non vendono…

lunedì 4 luglio 2011

Disastro ambientale nelle acque dello Yellowstone


Per alcuni giorni nel fiume Yellowstone è stata riversata una quantità di petrolio pari a circa 1000 barili. Questa fuoriuscita è stata causata da una perdita di un oleodotto della compagnia Exxon Mobil (già responsabile del disastro ambientale del Prince William Sound avvenuto in Alaska nel 1989) .
Le cause dell’incidente non sono ancora state chiarite ma si sospetta che le piogge abbondanti degli scorsi giorni abbiano fatto sì che le tubature oramai vecchie abbiano ceduto.
Sembrerebbe che i tecnici della grossa compagnia texana siano attualmente riusciti a tappare la falla fermando così un disastro che sarebbe potuto arrivare a livelli di quelli del golfo del Messico (aprile 2010).
Questo però non vuol dire che vi saranno conseguenze, infatti il fiume del Montana passa per il famoso omonimo parco.
Yellowstone park aprì il 1° marzo del 1872 grazie al volere del 18° presidente degli Stati Uniti Ulysses Simpson Grant e diventò il parco nazionale più antico del mondo quindi con valenza mondiale.
Se consideriamo che nel 1988 un grosso incendio ne bruciò circa il 36% della sua superficie totale, questo nuovo danno potrebbe rovinare in maniera irreparabile la preservazione delle sue bellezze naturali.
Il presidente della Exxon Mobil, sostiene che finora “non ci sono danni indicativi” mentre di parere completamente opposto sono gli ambientalisti.
Speriamo che per una volta i petrolieri abbiano ragione anche perché le acque dello Yellowstone sfociano nel fiume Missouri e questo amplificherebbe notevolmente l’areale del danno...