martedì 31 maggio 2011

nucleare parte terza



In attesa che oggi 1/06/2011 la Corte di cassazione italiana decida se sia stato corretto annullare il referendum sull’ abrogazione delle norme per la reintroduzione di centrali nucleari in Italia, in alcuni Paesi del Mondo si stanno prendendo decisioni drastiche verso questa forma energetica.

La Germania ha deciso che entro il 2022 tutte le sue centrali nucleari verranno chiuse e comunque 8 centrali delle 17 presenti sul territorio tedesco spente già da quest’anno. E’ vero che la Germania è sempre stata la nazione che più ha spinto verso le forme energetiche più pulite e quindi che già ha disponibile una produzione energetica da energie alternative molto elevata, comunque sta compiendo una scelta molto coraggiosa ed importante.

Il Giappone, dopo il durissimo colpo della centrale di Fukushima, ha iniziato a ripensare seriamente alla propria politica energetica. Il primo ministro Naoto Kan infatti, sta pensando seriamente di immettere pannelli fotovoltaici sopra ogni abitazione entro il 2030. Questa idea potrebbe essere considerata utopistica visto che i costi per la realizzazione di un tale progetto risulterebbero elevatissimi soprattutto per un Paese che ancora deve sostenere le spese per i problemi derivanti dall’incidente di Fukushima. Il problema delle celle fotovoltaiche è quello del rendimento che risulta ancora troppo basso e quindi un passaggio fondamentale sarà quello di investire nello sviluppo tecnologico. Comunque, per tranquillizzare la popolazione, ha disposto ulteriori controlli per tutti gli impianti nucleari ancora attivi.

Dopo gli incidenti accaduti e le scelte coraggiose che alcuni Paesi iniziano a prendere, si spera vivamente che anche l’Italia ritorni sui propri passi e si inizi a pensare anche al futuro che con gli “sforzi” fatti fino a questo momento risulta sempre più nero. A questo proposito è appena uscito un articolo relativo al record di emissioni di CO2…l’argomento che intendo trattare nel prossimo post.

lunedì 30 maggio 2011

quota mille visualizzazioni!!

Ieri ho superato le mille visualizzazioni!! Grazie mille a tutti da verdemondo.blogspot.com

Hem propone di acquistare i rifiuti napoletani


Sulla rivista polacca Polityka qualche giorno è comparso un articolo in riferimento ad una intervista fatta Per Alund, dirigente della società svedese Hem, dove dichiarava di avere fatto una proposta alla città d Napoli per l’acquisto dei suoi riiuti.
Sempre secondo la rivista Polityka, la Hem avrebbe offerto €90 per ogni tonnellata di rifiuti.
Non vorrei troppo discutere sul problema della città di Napoli e in generale della gran parte della Campania sul problema rifiuti, questo è sotto gli occhi di tutti...quello che fa specie è tutta questa situazione che pare paradossale ma è invece la pura verità...
In Svezia (uno dei Paesi più all’avanguardia) sono talmente avanti con la raccolta differenziata che sono arrivati a non avere sufficiente biomassa per produrre energia e questo crea un problema ad aziende energetiche quali appunto la Hem che stanno cercando di guardare su altri mercati per l’acquisizione di materie a loro indispensabili.
Questo però dovrebbe fare riflettere: possibile che gli svedesi riescano a organizzarsi in maniere così e a Napoli ci ritroviamo in una situazione del terzo mondo??? E comunque senza andare fino in Svezia, città italiane quali Trento, Venezia, Bologna sono ottimi esempi di come anche noi possiamo arrivare ad ottenere buoni risultati in termini di riciclo.
Io credo che se anche la Hem dovesse veramente acquistare l’immondizia napoletana, sarebbe veramente da incoscienti  non cercare soluzioni interne per evitare quello che oramai sta succedendo da mesi. Piani di urbanizzazione per l’ubicazione di nuove centrali di smaltimento e raccolta differenziata sono oramai doverosi in una città con molti abitanti e che vive sul turismo.
Sicuramente con oggi la giunta napoletana cambierà, speriamo che in qualsiasi caso la situazione venga presa in esame in maniera molto più seria.  

venerdì 27 maggio 2011

le api come bioindicatori


In questi giorni ho letto notizie diverse su internet in riferimento all’ambiente e tutto quelle che vi gravita intorno...2 però mi sono rimaste particolarmente impresse.
La prima è la moria di particolari insetti e in articolare delle api. Secondo gli ultimi studi effettuati da Daniel Favre, ex ricercatore dello Swiss Federal Institute of Technology, i campi magnetici dei cellulari sarebbero la principale causa del sempre minor numero di insetti presenti sul nostro pianeta. La prova é stata effettuata dapprima con l’avvicinamento del cellulare (in modalità standby) vicino ad un’arnia (e qui sembrerebbe che le api siano rimaste impassibili) ed in seguito al ricevimento di una chiamata dove le api hanno iniziato a sciamare in maniera molto nevrotica anche per alcuni minuti dopo la chiusura della chiamata.
Questa prova è sicuramente un’interessante dimostrazione di tipologia d’influenza dell’uomo sul mondo vivente, però, bisogna rammentare che le api sono da molti considerate e utilizzate come bioindicatori dell’inquinamento ambientale perché molto sensibili ad alcuni elementi e particolarmente recettive anche a causa della loro conformazione morfologica che presenta dei peli (su di essi intercettare e trattenere le sostanze anche pesante è abbastanza semplice).
Io ritengo che il vero problema della riduzione del numero delle api sta nel fatto che viviamo  in ambienti ricchi di sostanze chimiche “pericolose” e queste con insetti molto sensibili creano altissimi tassi di mortalità... se poi consideriamo che queste sostanze sono dannose anche a livello umano, anche se nel breve che nel medio periodo possono risultare “innocue”, dobbiamo iniziare a vedere la moria delle api come un problema che ci coinvolge direttamente e non solo un problema che arriverà a "toccarci" in maniera indiretta.
Quello che fa più pensare (e arrabbiare) sono i litigi dei nostri politici su queste tipologie  di argomentazioni. Ad esempio a Milano per la storia dell’ecopass...dobbiamo metterci in testa che solo scelte a livello nazionale e meglio ancora europeo/mondiale possono risultare efficaci e i palliativi come fermare il traffico solo nei centro delle città (con tutti i permessi rilasciati) sono veramente ridicoli...

Sul prossimo post commenterò i rifiuti di Napoli e l’offerta dell’azienda svedese Hem.

lunedì 16 maggio 2011

Emissioni zero


Emissioni zero é un’espressione generica utilizzata per indicare una produzione o trasformazione di energia senza avere nessuna delle emissioni tipiche di determinati processi.
Questo sistema di utilizzo dei processi energetici risulta chiaramente quello che bisognerebbe raggiungere affinché non si vada a depauperare l’ambiente (aria, terra e acqua).
Negli ultimi decenni l’uso dei combustibili fossili è stato quello predominante per la produzione di energia e questo implica la formazione di grosse quantità di anidride carbonica che vengono rilasciate nell’ambiente.
Fino a pochi anni fa questo processo era “a costo zero” visto che la CO2 veniva riversata senza che ci fossero dei costi aggiuntivi per le aziende energetiche, mentre da qualche anno con la nascita del Protocollo di Kyoto (e in Europa il sistema EU-ETS) la spesa di emissione di CO2 e dei vari gas serra viene a gravare sui bilanci aziendali.
Dal Protocollo di Kyoto si sta cercando di rimediare all’attuale situazione di aumento della CO2 e attualmente col termine emissioni zero si va più specificatamente ad indicare i processi che non effettuano emissioni di CO2.
Nela realtà però le cose non sono proprio così, visto che anche le imprese/aziende (peró possono scegliere di aderire anche enti pubblici e privati!) che vengono etichettate emissioni zero (e per queste registrate in particolari progetti) in pratica compensano le loro emissioni ma inquinano anch’esse. Chiaramente anche la sola associazione a impegni di emissione zero sono un passo in avanti notevole visto che si andranno ad acquistare in maniera volontaria crediti generati da interventi di forestazione, riforestazione o dallo sviluppo di fonti rinnovabili.
Questo intervento però dovrebbe essere visto come un primo passo e non come un punto d’arrivo. Compensare non è sufficiente affinché si arrivi a non intaccare il patrimonio terrestre...lo sviluppo tecnologico per ricercare sistemi sempre meno inquinanti e il continuo aumento delle fonti energetiche rinnovabili devono essere un dovere per il raggiungimento di sistemi globali che realmente cercano di arrivare alle emissioni zero.


venerdì 13 maggio 2011

Le foreste sono sempre più a rischio

Il 2011 è stato proclamato dall’ONU  l’anno internazionale delle Foreste e per questa occasione il 27 aprile a Roma il WWF ha presentato il suo Report Living Forest
In questo documento viene presentata la situazione attuale e lo scenario che si ipotizza nel 2050 ,proseguendo con le attuali scelte politiche e delle imprese, la perdita di oltre 230 milioni di ettari.
L’idea del WWF tramite questo report è quella di analizzare le cause dell’attuale situazione e di proporre un sistema di mercato che dovrebbe portare a dei vantaggi per tutti (governi, imprese e popolazione). Chiaramente affinché il sistema possa funzionare tutti i governi e le più grosse aziende (soprattutto le multinazionali) dovranno accordarsi per arrivare all’obiettivo zero deforestazione e degrado ambientale (ZNDD – Zero Net Deforestation and forest Degradation) che si prefigge la riduzione di perdita della foreste naturali o semi-naturali entro il 2020 (attualmente stiamo perdendo circa 13 milioni di ettari l’anno) per poi mantenere questo trend a tempo indeterminato.
Attualmente ci stiamo limitando ad impiantare alberi ma questo processo non è sufficiente a mantenere inalterata la biodiversità e la perdita di habitat. Possiamo pensare alle bonifiche fatte in passato su alcuni territori anche italiani … la coltivazione su questi tipi di terreni nei primi anni è si risultata eccellente ma tutto è andato a discapito della biodiversità e delle caratteristiche chimico-fisiche che le paludi presentavano (senza pensare all’enorme quantitativo di organismi/varietà persi). Quindi non dobbiamo più pensare che reimpiantare piante sia sufficiente a salvaguardare il nostro pianeta ma è fondamentale cercare di mantenere i diversi ecosistemi.
L’Italia è uno Stato che gioca un ruolo fondamentale nel mercato internazionale del legname importandolo da diversi Paesi quali Indonesia, Malesia, Congo, Brasile, Argentina, Bolivia, ecc. però sono ancora poche le imprese che si avvalgono delle certificazioni FSC.
Le certificazioni FSC sono rilasciate da un ente non governativo internazionale che dovrebbero assicurare una gestione sostenibile delle foreste e delle piantagioni. I punti fondamentali in una foresta certificata FSC sono:
1. Rispetto delle leggi locali, nazionali e delle convenzioni ed accordi internazionali.
2. Riconoscimento e tutela della proprietà e dei diritti d’uso della terra e delle risorse forestali.
3. Riconoscimento e tutela dei diritti delle popolazioni indigene che dipendono dalla foresta.
4. Rispetto dei diritti dei lavoratori e delle comunità locali (sicurezza sul lavoro, benessere economico e sociale).
5. Promozione di un uso efficiente dei prodotti e benefici ambientali e sociali derivanti dalla foresta.
6. Conservazione della biodiversità, tutela del paesaggio, delle funzioni ecologiche, della stabilità e dell’integrità della foresta.
7. Attuazione di un piano di gestione forestale adatto alla scala e all’intensità degli interventi, con chiari obiettivi di lungo periodo.
8. Monitoraggio e valutazione della foresta, delle attività di gestione e dei relativi impatti.
9. Conservazione delle foreste di grande valore ecologico-naturalistico, con importanti funzioni protettive o di grande valore storico-culturale.
10. Gestione delle piantagioni forestali in accordo con i Principi precedenti, in modo da ridurre lo sfruttamento delle foreste naturali e da promuoverne la conservazione.
Chiaramente un legname così certificato avrà dei costi molto più alti però se vogliamo assicurarci “un futuro”, il percorso da intraprendere sarà “oneroso” per tutti. Anche gli enti pubblici attraverso i loro bandi di acquisto dovranno iniziare a porre come clausola l’utilizzo di materiali solo ed esclusivamente certificati e questo ne aumenterebbe la loro appetibilità.
Il WWF ha creato una nuova piattaforma online chiamata Imprese per le foreste attraverso la quale cerca di accrescere le conoscenze e l’interesse di tutti gli stakeholders (tutte le parti interessate) su argomenti quali foreste, legnami e normative/certificazioni ad essi legati nell’ottica di coniugare economia e sostenibilità. Speriamo che questa e altre iniziative future riescano a mantenere le foreste che ricordiamolo sempre sono i polmoni verdi del Mondo!!


mercoledì 11 maggio 2011

bike-car sharing e car pooling


L’8 Maggio 2011 oltre ad essere stata la festa della mamma è corrisposto anche alla festa della bici e vista l’occasione mi è venuto in mente di parlare di bike-car sharing e car pooling.
Con car-bike sharing intendiamo l’utilizzo di un’automobile o bicicletta di proprietà di un ente pubblico messo a disposizione dei cittadini. Questi mezzi vengono posti in luoghi strategici dove l’utilizzatore può arrivare facilmente a prenderlo e lasciarlo in punti della cittá molto trafficati o zone a traffico limitato.
Con car pooling si intende l’utilizzo di un’automobile per diverse persone che debbano compiere il medesimo percorso. Si tratta quindi di un sistema organizzato e di tipo privato che serve a contenere il numero di autovetture circolanti.
Oramai in Italia è qualche anno che il sistema di bike sharing  si è diffuso in parecchie città con Milano che è leader nel numero di mezzi posseduti (1350  biciclette e circa 12000 abbonamenti – dati 2009).
I sistemi di bike sharing possono essere di 2 tipi:
  • Meccanici a chiave
  • A scheda magnetica

I meccanismi a chiave sono un sistema utilizzato solitamente in maniera gratuita dove l’usufruente riceverà una chiave ad uno sportello appositamente preparato. La bici dovrà essere riconsegnata, senza particolari limiti di tempo, nello stesso stallo per poter riprendere la chiave.
I sistemi a scheda magnetica cercano invece di incentivare l’uso della bicicletta per brevi periodi e permettono la riconsegna in qualsiasi stallo presente nella città, questo per sfruttare al massimo tutto il parco biciclette presente (poche bici per tanti abbonati). Solitamente l’utilizzo della bici nella prima mezz’ora è gratuito mentre in seguito diventa a pagamento con costi crescenti in funzione del tempo usato fino ad arrivare al blocco dell’abbonamento (vedi ad esempio i costi per il Comune di Milano). Questi tipi di abbonamenti solitamente permettono il pagamento anticipato tramite il sito internet (carta di credito) o attraverso il credito telefonico del cellulare.
L’utilizzo dell’una o dell’altra tipologia dipende dalla società con cui la città si è andata a legare per erogare il servizio. In questo momento le società che hanno in mano in mercato sono:
  • C’entro in città (per il sistema a chiave)
  • Bicincittá  (per il sistema a scheda)

Attualmente in Italia circa due terzi dei Comuni utilizzano il sistema a chiave ed un terzo quello a scheda.
L’unica eccezione è il comune di Milano che si affida ad una società americana, la “Clear Channel”, con il sistema denominato BIKEMI. In questo caso vengono sfruttati le zone limitrofe alle rastrelliere per la vendita di spazi pubblicitari. Il successo del sistema molto probabilmente porterà ad aumentare il numero di bici e portarle anche al di fuori della cerchia dei Bastioni (centro di Milano) anche perché siamo ancora lontani dai numeri di città europee come Parigi dove il rapporto bici/cittadini è 1:100 (per Milano 1:1000) e i costi sono inferiori.

Il car sharing permette, previo abbonamento, l’uso di macchine senza la necessità di dover pagare carburante, bollo, assicurazioni, meccanici, revisioni e pulizie. Questo servizio infatti include tutte le spese annesse ad un’automobile ed è utile soprattutto a quelle persone che usano poco l’auto. A Milano il servizio viene chiamato GuidaMI e offre anche servizi quali il parcheggio gratuito sulle strisce blu e l’entrata in centro senza alcun ecopass (per i costi vedi GuidaMI).

Il car pooling è uno di quei sistemi che cerca di incentivare l’utilizzo dell’auto con più persone a bordo. Negli USA sistemi di questo tipo sono presenti da molti anni (ad esempio corsie riservate ad autovetture con almeno 2 persone a bordo o il passaggio a pagamento sul Golden Gate bridge solo per gli automobilisti che viaggiano da soli). In Italia fino a qualche anno fa erano presenti sporadiche iniziative private nella ricerca di persone con cui viaggiare per suddividere le spese di viaggio. Attualmente la situazione è cambiata anche se solo con iniziative ancora troppo sporadiche, infatti le aziende della mobilità o pubbliche stanno cercando di incentivare il fenomeno. La prima e forse più importante iniziativa é stata attuata dalla societá Autostrade che ha aperto un sito alla ricerca di persone per poter condividere l'autovettura e sulla tratta Milano-laghi una pista del casello a loro dedicato con uno sconto del 60% sul pedaggio.

Io credo che tutte queste iniziative siano positive perché permettono una diminuzione del traffico per la riduzione delle macchine circolanti ma il lavoro da fare è ancora molto lungo. Come abbiamo visto per il bike sharing, i Comuni che hanno adottato sistemi di questo tipo sono ancora troppo pochi e il parco biciclette è troppo esiguo con le rastrelliere che per il momento vengono posizionate solamente nei centri storici. Compito delle varie giunte comunali sarà quello di creare un sistema capillare per riuscire ad arrivare facilmente in tutti i punti della città. I costi a mio parere sono troppo alti e quindi non incentivanti al servizio che per il momento è ancora limitato...l'obbiettivo quindi è quello di raggiungere la situazione parigina. 
Per i servizi sulle autovetture invece le iniziative sono ancora giovani e spero vengano incentivate maggiormente; capire che un’automobile che compie meno di 10000 Km è un costo veramente alto che può essere ridotto col car sharing e cercare di ottimizzare il parco macchine presenti sul territorio col car pooling porterebbe vantaggi a tutti sia in termini di traffico che d’inquinamento.
Certo che i costi di questi servizi potrebbero tranquillamente essere ridotti senza pensare a specularci e questo sarebbe di grosso aiuto al loro sviluppo soprattutto se pensiamo all'errore dei mezzi pubblici dove i prezzi aumentano notevolmente (vedi Ferrovie Stato) ma non sempre i servizi migliorano (vedi Ferrovie Nord oggi chiamate Trenord) per poi lamentarsi del loro scarso uso...
Cosa che unisce un po' tutti questi sistemi in Italia é probabilmente la scarsa pubblicitá che ne viene fatta...forse in alcuni casi sarebbe bene spendere soldi per incentivare un servizio che porterebbe benefici per tutti.

lunedì 9 maggio 2011

spiagge: non una vera privatizzazione ma quasi...


Il 5 maggio il governo italiano dopo il via libera del consiglio dei ministri ha emanato una serie di norme tramite il decreto sviluppo.
Tra tutte le norme forse quella più discussa è stata la concessione delle spiagge demaniali per 90 anni.
Con questa norma i privati avranno la possibilità di ristrutturare edifici esistenti o di costruirne di nuovi rispettando i vincoli ambientali.
Subito dopo l'emanazione della norma il ministro Giulio Tremonti si è apprestato a dire che non c'è alcuna vendita ma che questo permetterà un miglioramento dei servizi turistici.
Le associazioni ambientaliste con in prima fila Legambiente sono insorte vedendo questa nuova norma come l'ennesimo episodio di privatizzazione del demagno pubblico e il tutto a favore dei grandi imprenditori.
Anche la UE non ha accolto in maniera molto entusiasta la scelta del Governo italiano anzi, tramite il portavoce Chantal Hugues, hanno fatto sapere di essere molto preoccupati visto che una scelta del genere non sarebbe in linea con le regole del mercato interno europeo e se a questo si aggiunge anche il fatto che in Italia spesso i rinnovi sono quasi automatici senza che vi sia una reale riapertura alla concorrenza, ci si chiede il perchè di una norma così.
Io spero che una norma del genere non venga mai convertita in legge perchè come dice anche il presidente nazionale dei verdi Angelo Bonelli questo permetterebbe di sulle spiagge italiane di cementificare ulteriori 10 milioni di metri cubi di cemento.
Quindi dopo gli abusi edilizi che hanno e stanno costringendo il governo ad opere di messa in sicurezza su litorali, in prossimità di fiumi e zone a valenza storica grazie ad un condono edilizio sconsiderato...ora si cerca peggiorare ulteriormente la situazione senza nessuna garanzia che la privatizzazione porti un miglioramento all'offerta turistica , anzi, togliere ulteriore litorale pubblico potrebbe voler dire far ulteriormente allontanare i vacanzieri dalle spiagge italiane.


mercoledì 4 maggio 2011

Nucleare - la centrale di canadese di Pickering


Oggi girovagando in internet ho trovato questa notizia su un ennesimo di incidente nucleare: il 16 marzo 2011 nella centrale nucleare di Pickering in Canada c'è stata un perdita d'acqua contaminata da trizio. 
La perdita è stata dovuta ad una guarnizione di una pompa e c'è stato il riversamento di 73000 litri d'acqua radioattiva nel lago Ontario.
Il portavoce dell'Ontario Power Generation (la società che gestisce l'impianto) ha riferito che non ci sono problemi per la salute umana infatti dal punto di vista normativo l'incidente può essere considerato di bassa rilevanza visto che è stato classificato di livello 2 della scala INES (guasto non grave).
Anche la Canadian Nuclear Safety Commission che sta verificando la situazione si é subito mossa minimizzando l'evento e dicendo che il rischio radiologico è trascurabile però la gente canadese vede con molta preoccupazione la situazione.
Il lago Ontario infatti dista solo 25 Km da Toronto, la città piú popolosa del Canada che dallo stesso lago prende l'acqua per uso cittadino e quindi di grandissima importanza.
Le associazioni ambientaliste sono già sul piede di guerra visto che FORSE non ci saranno problemi sulla salute umana ma il rischio di modificazioni dell'ecosistema del lago è molto alto.
In questa situazione il governo canadese sta cercando di portare avanti il suo progetto di potenziamento nucleare con in cantiere nuove centrali.
C'è da ricordare che il Canada é un bellissimo Paese con grandissime risorse naturali ma é anche uno di quelli piú inquinati al Mondo. Sicuramente i suoi problemi non derivano solamente dal nucleare ma pensare di sfruttare i suoi immensi territori con delle energie pulite sarebbe un notevole passo in avanti per cercare di riportare un certo equilibrio in quegli ecosistemi che risultano sempre piú squilibrati (vedi ad esempio l'aumento dei casi di cancro nei beluga...).


Questa notizia in Italia è arrivata in maniera molto marginalmente e la cosa piú sconcertante é che in un momento dove le persone dovrebbero essere informate per poter fare una scelta consapevole sembra si cerchi di eclissare su certi argomenti e certi avvenimenti...

martedì 3 maggio 2011

l'acqua


Visto che il 12 e 13 giugno si voterà per la privatizzazione dell'acqua mi pare logico parlarne. 
L'acqua è l'elemento principale per la vita degli esseri viventi e costituisce circa il 97% del nostro pianeta ma c'è da tenere in considerazione peró che solo il 2,5% dell'acqua è dolce e considerando che i due terzi sono presenti nei poli artici rimane un 1% scarso "a disposizione della vita". 
Questa risorsa fondamentale per la nostra sopravvivenza (ricordiamo che un uomo é composto almeno per il 50% di acqua, nei neonati si arriva al 75%) quindi non può e non deve essere sprecata e soprattutto inquinata.
In Italia fortunatamente la mancanza d'acqua si è sempre avvertita in maniera marginale se non in meridione dove spesso per l'agricoltura ci si deve accontentare delle scarse piogge che possono avvenire. Per il meridione è stato prospettata  una trasformazione che dovrebbe portare sempre piú ad una desertificazione ma in questi ultimi anni la situazione sembra si sia ribaltata; condizioni climatiche particolari per le regioni del sud hanno portato quantità d'acqua viste molto raramente e quindi assenza di problemi anche per l'agricoltura. Di contro peró c'è da dire che la forza dell'acqua può essere devastante (e gli tsunami di Sumatra e Giappone ne sono l'emblema) e quindi se le precipitazioni avvengono in maniera "tropicale" (acquazzoni molto forti in tempi brevi) hanno e possono causare gravissimi danni. A questo proposito possiamo ricordare i danni provocati in Veneto nel 2010 e 2011con punte di 82 mm d'acqua in un'ora e la Calabria nel 2009 con 65 mm anche se tutto questo non è imputabile solo all'acqua ma anche alle costruzioni fatte in maniera approssimativa e in zone vietate.
In questa situazione ci si appresta ad andare ad un referendum dove sicuramente gli investimenti sull'acqua devono/dovranno essere fatti soprattutto a causa delle perdite che avvengono per il passaggio nelle tubature (nel 2008 il 47% dell'acqua potabile è andata persa per garantire la continuità d'afflusso nelle condutture o per effettive perdite delle condutture stesse). Il problema è ora capire il perché il governo voglia privatizzare un bene che dev'essere considerato comune... sembra un controsenso se considerato al nucleare. I soldi per aumentare l'efficienza del sistema idrico italiano dicono non ci siano (ma per il nucleare esistono) e il risparmio che risulterebbe sarebbe notevole (per il nucleare vogliono spendere per l'acqua no...). Se un privato dovesse investire sull'acqua  farebbe uno sforzo economico notevole e sicuramente per ripagarlo l'unica soluzione ovvia affinché ci sia anche un ritorno sarebbe quello di aumentarne il prezzo...
A mio avviso il governo dovrebbe pensare a trovare mezzi per sistemare e frenare disastri ambientali che continuano ad inquinare le falde e pozzi (senza contare danni come quello capitato al fiume Lambro nel 2010 anche perché le condizioni attuali sono ancora drammatiche) ma questo sembrerebbe non interessare perché come al solito gli interessi economici devono essere messi in primo piano....