domenica 25 dicembre 2011

Buon Natale!!

Il blog Verdemondo augura a tutti un buon Natale nella speranza che nel Mondo si trovi il giusto compromesso tra tecnologia e rispetto della Natura

mercoledì 21 dicembre 2011

Facebook dice NO al carbone


Dopo quasi 2 anni di insistenze da parte di Greenpeace e di parecchi utenti del Social Network, Facebook ha ceduto e ha deciso di alimentare il suo data center in Oregon (USA) con energia elettrica proveniente da fonti energetiche pulite e non più dal carbone.
Speriamo che questo gesto sia ben augurante per il 2012 e che altre multinazionali seguano l'esempio di Facebook.

martedì 20 dicembre 2011

Vietato l’uso dei fosfati nei detersivi



Dal 30 giugno 2013 l’Unione europea ha deciso di ridurre la presenza dei fosfati dai detersivi per il bucato; da questa data infatti tutti i fosfati e i suoi derivati dovranno contenere non più di 0,5 g per ogni dose (tipicamente il tappo dosatore per la lavatrice).
La situazione italiana da questo punto di vista è però buona come affermato da Luciano Pizzato, presidente di Federchimica Assocasa. Molti detersivi italiani già soddisfano la presente norma e solo poche marche si dovranno ancora adeguare.
C’è anche da sottolineare che elementi alternativi ai fosfati sono già stati trovati e quindi il passaggio non risulta per nulla traumatico.
Il problema è più marcato nei detersivi per lavastoviglie dove è stato fissato un limite di 0,3 g dal primo gennaio 2017 infatti in questo caso anche in Italia i fosfati utilizzati sono in quantità molto più alte rispetto a quelle che verranno consentite.
I fosfati sono un elemento molto utile per il lavaggio perché alcalinizzanti facilitando la dissoluzione dello sporco, sono sospendenti e impediscono che lo sporco dissolto si ridepositi sui tessuti ed in più hanno una funzione di addolcitore dell’acqua rendendo meno accentuato il fenomeno delle incrostazioni da calcare.
Di contro però questi fosfati sono la causa principale dell’eutrofizzazione e quelli derivanti dai detersivi sono la terza causa di dispersione dopo l’agricoltura e le fognature. L’eutrofizzazione è quel fenomeno per cui si ha una crescita abnorme delle alghe che sottraggono ossigeno all’acqua a discapito delle altre forme di vita e cambiando notevolmente gli habitat marini e d’acqua dolce.
Chiaramente l’UE ha iniziato a colpire i detersivi perché erano gli obiettivi più facili ma qualcosa andrà fatta anche in ambito agricolo… negli anni del consumismo far ragionare le persone (in questo caso gli agricoltori) affinché ottimizzino dosi e tempi di distribuzione dei fertilizzanti (il tutto anche finalizzato al maggior guadagno e non solo alla massimizzazione della produzione) sarebbe un’ottima cosa.

venerdì 16 dicembre 2011

Impianto fotovoltaico galleggiante a concentrazione




Nella provincia di Pisa e precisamente a Colignola (una frazione del di San Giuliano Terme), è stato realizzato il primo impianto fotovoltaico galleggiante a concentrazione. Questo tipo di impianto ha diverse novità che lo rendono veramente innovativo:
  1. L’impatto visivo è inferiore rispetto ai tradizionali impianti fotovoltaici visto che il tutto viene posto sopra bacini d’acqua.
  2. Non vengono sottratti altri terreni all’agricoltura
  3. Viene sfruttata l’acqua come dispersivo di calore per il raffreddamento dei pannelli stessi.
  4. L’utilizzo dei pannelli solari a concentrazione permette un maggior efficienza energetica.
L’impianto è stato attivato su un laghetto artificiale in collaborazione con il SIT (Scienza Industria Tecnologia) che ha sede a Navacchio.
«Il sistema di questo impianto è protetto da una serie di brevetti – dice  Paolo Rosa-Clot di SIT – ed è denominato FTCC, acronimo di Floating, Tracking, Cooling, Concentration». I pannelli solari galleggianti si muovono alla ricerca del sole,  sono raffreddati ad acqua e concentrano l’energia del sole. «Un sistema di questo tipo – continua Rosa-Clot – è unico in Italia, dove esistono impianti galleggianti ma fissi, e in cui l’energia del sole non viene concentrata».
La struttura di Colignola occupa uno spazio di 300 m² con un peso di 7 t capace di galleggiare in acque di circa 5 m di profondità; ha la possibilità di ruotare attorno il proprio asse per poter intercettare in maniera ottimale i raggi del sole. Il movimento è garantito da un motore alimentato dallo stesso impianto mentre il raffreddamento tramite pompe che utilizzano l’acqua del laghetto stesso.
I primi risultati sono veramente incoraggianti, si riesce infatti a produrre una potenza di 30 kW (sufficiente a soddisfare il fabbisogno di 10 famiglie). Rispetto ad un impianto fisso a terra, questi pannelli forniscono più energia dovuto alla concentrazione dei riflettori (60% in più), il movimento (25% in più) e il raffreddamento (10-15% in più). Complessivamente quindi possiamo concludere che i costi del kWh si riducono del 20% e l’energia prodotta aumenta di oltre il 75%.
La possibilità di creare impianti così performanti in luoghi come bacini artificiali (ad esempio cave), bacini idroelettrici o quelli che convogliano le acque da destinare all’agricoltura rende il tutto molto interessante. 

Come spesso accade, questi impianti non possono essere considerati la soluzione visto che non si può pensare  di riempire ogni bacino idrico con una serie d’impianti però possono risultare utili alla riduzione di richiesta energetica necessaria all’Italia e che dobbiamo importare.

giovedì 15 dicembre 2011

CO2....il Canada furbescamente ci ripensa...

Qualche giorno fa si è conclusa la COP17 di Durbans da cui si sperava in un grosso passo verso Kyoto 2 ... invece le aspettative in parte sono state disattese.
La Cina, da sempre contraria alle limitazioni di emissione di gas serra ha deciso di cambiare completamente strategia e ha dato l'ok per la riduzione delle proprie a questo però si contrappongono gli Stati nord americani...
Gli USA si sono trovati spiazzati dalla scelta cinese...da sempre contrari a ratificare il Protocollo di Kyoto per "non rimanere indietro" a livello commerciale proprio con la Cina (i costi per le riduzioni sarebbero andate a gravare sui prezzi già così distanti a causa del costo della manodopera) e quindi adesso unico grande Paese a rimanerne fuori.
Insieme alla situazione statunitense si è aggiunta anche quella canadese...il suo obiettivo era la riduzione del 6% rispetto al 1990 e questo non è stato attuato e per non incorrere in sanzioni se n'è tirata fuori... se a tutto questo si aggiunge l'aumento dei prezzi della benzina e quindi la convenienza ad estrarre petrolio da sabbie bituminose canadesi che costerà ulteriori aggravi a livello di emissione...
A questo punto saltano fuori i problemi strutturali del Protocollo di Kyoto...possibile che un Paese che ha accettato delle clausole iniziali (la ratifica era/è volontaria) può uscirne senza penali e solo per interessi???
Probabilmente si sarebbe dovuto stabilire fin da subito che cosa avrebbe comportato la fuoriuscita dal Protocollo...
La UE è corsa ai ripari immettendo una etichettatura sul petrolio canadese però questo tipo di iniziative dovrebbero essere prese prima e nella totalità dei Paesi ratificanti...
Dal 2012 si concluderà la prima fase del Protocollo e si entrerà in Kyoto 2, speriamo che dagli errori e dalle vicissitudini passate si possa migliorare un sistema che per il momento non ha portato granchè a livello di risultati.

giovedì 8 dicembre 2011

Cop17 di Durban (Sudafrica)



A partire dal 28 novembre si sta svolgendo la diciassettesima edizione della Conference of Parties che si concluderà il 9 dicembre 2011.
Le aspettative di questa conferenza erano molte soprattutto per il fatto che: 
- i Paesi in forte espansione (Cina in particolar modo) sono arrivate ad emettere quantità enormi di gas serra 
- perché l’anno di riferimento per valutare la reale efficacia del Protocollo di Kyoto è il 2012.
L’Europa come sempre schierata in prima fila ha fatto dichiarazioni forti  a favore del Protocollo anche se Paesi come Canada e Giappone ne dovessero uscire. La priorità per la UE infatti è quella di stabilire un nuovo livello di cooperazione con Cina, India, Brasile e Messico.
A mio modo di vedere il continuo pensare solo ai propri interessi ci porterà solo alla rovina e la grande crisi economica sta solo amplificando questi atteggiamenti egoistici.

Il Giappone infatti ha praticamente deciso di tirarsi indietro dopo l’evento di Fukushima… le sue emissioni di gas serra non erano elevate visto che la produzione energetica era in gran parte fornita dalle centrali nucleari; ora stanno prendendo in seria considerazione l’abbandono di tale tecnologia con risultante passaggio a metodologie “più sicure” ma “inquinanti” sotto il punto di vista dei gas serra.

Problema Canada invece è ancor più “discutibile”; in questi ultimi mesi il prezzo del greggio si è visto salire in maniera forte e continua… nel Canada e in particolare tra le sabbie bituminose dell'Alberta ci sono quantità di petrolio pari a quelle dell’Arabia Saudita. Fino a poco tempo fa i costi di estrazione erano troppo elevati per far diventare conveniente l’operazione, oggi però con questi prezzi del petrolio il business è divenuto conveniente.
Per questo motivo l’Europa ha iniziato una guerra diplomatica con il Canada… si sta pensando di introdurre un'etichetta «carburante sporco» sul petrolio che arriva dal Canada, visto che la benzina che deriva dalle sabbie bituminose ha un impatto ambientale del 30-35% superiore al greggio tradizionale. «Una Toyota Prius che va con la benzina canadese - come scritto dall'ex vicepresidente americano Al Gore in un libro - ha l'impatto ambientale di un Hummer», il Suv più energivoro che ci sia.
Quello con il Canada però non è l’unico braccio di ferro intrapreso dall’Europa infatti ,come deciso attraverso la direttiva 2003/87/CE (direttiva EU-ETS), dal 2012 saranno tassati tutti i voli in arrivo e in partenza su suolo europeo in funzione delle emissioni di CO2 effettuate. L'avversione dell'industria aereonautica e di numerosi Paesi del mondo (inclusi Usa e Cina), che parlano di violazione del principio di sovranità ha portato la Corte Europea di Giustizia ad anticipare al 21 dicembre la sentenza per risolvere questa disputa (sentenza che doveva essere emessa nel gennaio 2012).
A questo punto aspettiamo il termine della Conferenza sperando che almeno per una volta possano primeggiare gli aspetti etici e non quelli economici… anche se è facile pensare che come al solito il tutto si risolverà in una bolla di sapone…


sabato 3 dicembre 2011

costruire case con bottiglie PET



Da un po’ di tempo si parla di come poter utilizzare i materiali di scarto e soprattutto le materie plastiche che sono tra le più inquinanti in assoluto per l’ambiente (bottiglie in plastica PET hanno tempi che possono arrivare ai 1000 anni per la loro completa degradabilità).
A questo punto una delle migliori soluzioni sarebbe quella del riutilizzo del materiale. Non è una novità quella dell’ottenimento di un filato dalle bottiglie PET per la realizzazione di maglioni.
Negli ultimi mesi invece si è incominciato ad utilizzare questo di materiale anche per la costruzione di edifici.
La soluzione sembra di facile attualità e i materiali da usare come supporto per il riempimento delle fessure sono di facile reperibilità e a costo praticamente zero.
Il primo esempio viene dalla Nigeria e in questo caso il progetto è stato fatto dai progettisti della ONG DARE. Le bottiglie vengono riempite di sabbia,  allineate in piani sovrapposti e legate insieme tramite corde; gli spazi vuoti vengono ad essere riempiti con un misto di fango e cemento.
Durante la costruzione della casa i progettisti si sono accorti delle grandi proprietà di questo materiale: resistenti ai proiettili, quasi completamente ignifughe, sicure contro i terremoti ed ottime dal punto di vista del comfort abitativo, assicurando una temperatura interna costante per tutto l’anno.
La prima casa pilota è di 58 m², si sono utilizzate 14000 bottiglie per la sua realizzazione “recuperate” da attività e abitazioni della zona.


Dall’Argentina abbiamo il secondo esempio; in questo caso però il progettista era partito da un’idea più futile: costruire una casa per le bambole a grandezza d’uomo per la figlia.
Il signor Alfredo Santa Cruz pensò di utilizzare solo materiali di scarto: bottiglie, pezzi di plastica, lattine in alluminio e tetrapak (per la prima casa "delle bambole" furono utilizzate 1200 bottiglie di PET, 1300 lattine di alluminio, 140 confezioni di tetrapak e numerose custodie di cd).
Da qui prese corpo il progetto sociale che ha trasformato il gioco in una vera e propria impresa edile che costruisce ed insegna a costruire le case “de botellas” alle famiglie più povere dell’Argentina.





Anche in Honduras i progettisti di EcoTec sono arrivati a costruire una casa autosufficiente grazie alle bottiglie di PET. La particolarità della casa è quella di possedere anche un tetto “verde”. Questi tipologie di tetto hanno “la sfortuna” di pesare molto (possono arrivare anche a 250 Kg/m² che possiamo capire essere altissimo se confrontato ai 40 Kg/m² di un tetto costruito con le classiche tegole marsigliesi). Questa casa invece sembrerebbe reggere molto bene il notevole peso del tetto e quindi permettere di “espletare” il reale scopo di questa copertura: rendere l’impatto ambientale molto minore e poter coltivare piccole varietà erbacee.



Ad oggi credo che la scelta del riutilizzo di certe tipologie di materiali sia la più sensata però non credo possa essere considerata una soluzione definitiva…lo studio dei materiali dev’essere fatto dalla produzione alla sua “demolizione”…prima o poi tutta questa plastica arriverà nelle discariche e quindi il problema verrebbe solo posticipato.
Certo, in alcune realtà mondiali materiali “da discarica” potrebbero venire sfruttati e quindi aiutare la povera gente a vivere in maniera più degna però chi dice che questi materiali in particolari condizioni causate dalle variazioni di temperatura o da intemperie non rilascino sostanze tossiche??? Forse prima di partire con la costruzione di edifici con questa tipologia di materiali alla base, sarebbe meglio fare degli esami più approfonditi.