martedì 3 aprile 2012

Verranno toccati gli incentivi alle rinnovabili?


Il governo Monti sta pensando come variare le tariffe per arginare il problema dei rincari di luce e gas che da aprile sono stati del 5,8% (e potrebbero ulteriormente aumentare nel corso dell’anno), però al suo interno le idee sono diametralmente opposte…
Da una parte il ministro dello sviluppo economico Corrado Passera che vorrebbe allineare gli incentivi delle rinnovabili alla media europea (molto più bassi) e dall’altra il ministro dell’ambiente Corrado Clini  che vede nel taglio degli incentivi un grosso errore di tipo strategico.
Secondo Clini ridurre gli incentivi alle rinnovabili vorrebbe dire uscire dal settore e abbandonare una scelta fatta negli ultimi anni che sta portando lavoro, rispondendo a richieste dell’UE (ci sono grosse sanzioni in gioco) e cercando di rendere più indipendente l’Italia da fonti energetiche inquinanti e che dobbiamo praticamente solo importare.
A rafforzare l’idea del ministro dell’ambiente ci sono anche i numeri: nel 2011ci sarebbero 260 miliardi di dollari investiti a livello internazionale sulle energie rinnovabili e il trend di investimenti è destinato a salire.

Tutte le associazioni ambientaliste si schierano a favore degli investimenti sulle energie pulite e agli sforzi economici profusi dallo Stato.

Secondo Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, si sta facendo una campagna mediatica per fermare le energie alternative mettendo in luce solo l’impatto in bolletta e non i notevoli vantaggi apportati soprattutto perché gli italiani pagano la dipendenza dai combustibili fossili e le troppe centrali termoelettriche a mezzo servizio. Ci sono “figure” che stanno cercando di spostare l’attenzione al 10% che è il peso delle rinnovabili invece del restante 90% riguardante il costo di approvvigionamento delle energie fossili, sussidi al nucleare ed altre voci assurde oltre le tasse.  E' evidente la regia di questa operazione da parte di chi ha interesse a difendere la produzione termoelettrica convenzionale e a fermare il nuovo che avanza.

Il presidente del partito dei Verdi Angelo Bolelli trova che la causa principale del caro bolletta non siano gli incentivi alle energie pulite ma tasse e privilegi economici a favore di industrie energivore che non hanno nessun paragone con altri Paesi europei. In particolare punta il dito sul servizio di interrompibilità, cioè un compenso a 120 industrie (tutte altamente energivore!) per la loro disponibilità ad interrompere la loro richiesta di energia in tempi brevi (15 minuti) e questo compenso arriva anche se le interruzioni non sono avvenute. Questo costo incide per €3 a bolletta in favore di soggetti molto inquinanti perché altamente energivori… Infine Bolelli fa notare come la scelta tedesca sia quella di puntare fortemente sulle rinnovabili, aumentando gli sforzi economici cioè il contrario di quello che vorrebbe fare il governo Monti.


Greenpeace mette in evidenzia degli studi fatti all’università Bocconi di Milano: i benefici netti nel 2030 ammonteranno a 79 miliardi di euro sotto forma di riduzione del prezzo dell’energia, aumento dell’occupazione e aumenti delle esportazioni industriali. Andrea Boraschi (responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace Italia) esprime il suo pensiero con una similitudine “non interessarsi alle rinnovabili sarebbe come aver abbandonato la telefonia negli anni ottanta…le conseguenze di tale scelta porterebbero un ritardo tecnologico alle nostre industrie forse irreparabile”.

Il WWF pone l’accento sul problema delle pressioni che i produttori di energie convenzionali possono oramai esercitare grazie al potere acquisto negli ultimi decenni per colpa di una mancanza di programmazione che ha portato a un sovradimensionamento dell'offerta di energia convenzionale rispetto alla domanda. La minaccia degli attuali aumenti e dei probabili nel futuro prossimo vengono utilizzati per allarmare la popolazione e coprire la decisione governativa di tagliare gli incentivi alle rinnovabili.

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