giovedì 7 aprile 2011

il buco dell'ozono


I primi scienziati che ne evidenziano il problema sono dei britannici nel 1985 e che pubblicano i loro studi fatti tra il 1977 e il 1984.
I dati si riferiscono alla presenza dell'ozono (O3) presente nella stratosfera.
La stratosfera è una della parti costituenti l'atmosfera (in ordine dalla più vicina alla Terra ci sono: troposfera, stratosfera, mesosfera, termosfera ed esosfera) e inizia a circa 15 Km dalla superficie terrestre (8 Km ai poli e 20 Km all'equatore) e termina ad un'altitudine di circa 50 Km.
La stratosfera è caratterizzata da un gradiente termico verticale che fa sì che la temperatura al suo interno aumenti con l'aumentare dell'altitudine. Questo aumento di temperatura è dovuto alla dissociazione delle molecole di ozono causato dai raggi ultravioletti  e oltre ad aumentare la temperatura fermano anche gli stessi raggi UV.
La radiazione ultravioletta ha una lunghezza d'onda inferiore alla luce visibile e può essere suddiviso in 3 categorie:
  • UV-A (400-315 nm): sono i meno dannosi per la salute umana anche se sono quelli che penetrano più in profondità rispetto agli altri 2 tipi di UV e quindi alterano le cellule che producono le fibre di collagene. Sono la quasi totalità dei raggi UV che raggiungono la superficie.
  • UV-B (315-280 nm): sono ritenuti una delle cause del cancro alla pelle. Il 95% di questi raggi è trattenuto dall'atmosfera.
  • UV-C (280-100 nm): sono gli UV più pericolosi per la salute umana e ampificherebbero i problemi riscontrati coi raggi UV-B ma questi vengono completamente assorbiti dall'atmosfera.
In particolare all'interno della stratosfera c'è una zona dove la quantità di O3 è più alta e questa è chiamata ozonosfera che è il "nostro" filtro ai raggi UV.
Dai dati degli scienziati si può notare come nella zona antartica ed in particolare durante la primavera australe (inizio a fine settembre) la quantità di ozono si riduce drasticamente per poi tornare a livelli normali nel giro di 1 mese. Col passare degli anni però il fenomeno si sta aggravando sempre di più allungando e il tempo di recupero della condizione normale è 3 mesi.
Il problema dell'antartide è che l'aria intorno ad essa gira modello vortice senza mai avere un riciclo con aria proveniente da altre zone se non appunto durante la primavera australe quando questo vortice viene "a rompersi".
Il problema antropico è dato dal fatto che certe sostanze immesse nell'ambiente hanno la capacità di diminuire la percentuale di ozono presente. In particolare le sostanze come i clorofluorocarburi (CFC) sono i più pericolosi perchè elementi stabili e poco reattivi e anche se non sono tossici hanno la capacità di arrivare in alte quote dell'atmosfera e qui grazie ai raggi UV liberare la molecola di cloro che depaupera la quantità di O3 sottraendo un atomo di ossigeno per poi cederlo ad un altro atomo di O...ogni atomo di Cl può ripetere questa operazione 30000-40000 volte. Quindi anche in piccole dosi i CFC creano grossissimi problemi.
Il problema clorofluorocarburi viene preso in grande considerazione a livello mondiale e nel 1988 viene ratificato il protocollo di Montreal che obbliga tutti i Paesi ratificanti (34 comprendenti i maggiori Paesi industrializzati) a ridurre entro il 1998 il 50% dell'ultilizzo di questi elementi e il loro completo inutilizzo entro il 2000.
In prima fila si schierarono gli Stati Uniti anche perchè già pronti con sostanze alternative e di pari efficacia mentre l'Europa rimane più timorosa verso tagli così netti perchè non così pronta.
Chiaramente il problema principale risultano i Paesi non ratificanti il protocollo che continuano a produrre ed utilizzare queste tipologie di prodotti.
E' anche vero che è difficile convincere certi Paesi a non utilizzare i CFC perchè inquinano dopo che gli Stati industrializzati li hanno utilizzati e hanno inquinanto fino a prima della decisione presa a Montreal.
Questo problema si ripresenterà anche con i gas serra e il Protocollo di Kyoto.
Negli ultimi giorni è apparsa la notizia dell'allarme ozono anche su l'Artico a causa di una massa d'aria molto fredda che, esattamente come nella situazione dell'opposto emisfero, presenta un vortice (insolitamente più forte del normale) che ne impedisce gli scambi d'aria con l'equatore. Questa massa d'aria fredda colpita  dalle radiazioni solari ha rilasciato Cl (che come abbiamo visto è l'elemneto più aggressivo per l'ozono) e bromo dai CFC.
La diminuizione dello strato ozonico in queste condizioni è stata stimata a circa il 40% tra l'inizio dell'inverno e la fine di marzo. Attualmente questo "buco" arriva a lambire il nord Europa ma se dovesse espandersi ulteriormente porterebbe gravissimi problemi anche con l'avvicinarsi della bella stagione.
Nell'immediato i risultati che dovrebbe portare la scelta del protocollo di Montreal di eliminare i clorofluorocarburi non può avere vantaggi visto che i CFC hanno tempi di decadimento in stratosfera anche di oltre 100 anni. Questi segnali dovrebbero essere visti come avvertimenti e cercare di convincere i Paesi non ratificatori a smettere di utilizzare certe sostanze sotto la concessione di altre facilitazioni sarebbe un passo molto più significativo per tutti e FORSE DOVUTO al nostro pianeta.

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