lunedì 9 gennaio 2012

Shopper: problema all'italiana



Con il 1 gennaio 2011 entrava in vigore la norma tecnica comunitaria EN 13432 che aboliva tutte le buste di plastica in polietilene (o  in polipropilene). Questo materiale infatti ha il grosso problema di essere degradabile in tempi che si aggirano tra i 100 e 1000 anni.
La norma comunque derogava l’utilizzo dei sacchetti già prodotti e che dovevano venire dati “gratuitamente” ai clienti fino all’esaurimento scorte per poi passare al solo utilizzo dei sacchetti biodegradabili (ad esempio prodotti con l'amido).
Con il nuovo decreto Milleproroghe invece il nuovo governo, a solo un anno di distanza dall’entrata in vigore del precedente, non ha inserito il divieto delle buste di plastica. 

Le grosse associazioni ambientaliste sono subito intervenute ed in particolare Legambiente con il seguente comunicato: “E’ grave e anche dannoso aver cancellato quell’articolo, non solo per l’ambiente ma anche per l’immagine stessa dell’Italia. La messa al bando dei sacchetti di plastica è un primato che ci ha fatto riconoscere come uno dei Paesi più all’avanguardia, pioniere di un modello guardato con ammirazione in tutto il mondo e che così rischia di essere seriamente compromesso. Quella norma – ha continuato Ciafani (vicepresidente nazionale di Legambiente) – è fondamentale per fare chiarezza nel mercato della piccola e media distribuzione, che è già stato invaso da sacchetti di plastica con additivi chimici che non possiedono le corrette caratteristiche di biodegradabilità e soprattutto è utile a evitare scappatoie da parte di alcuni produttori che evidentemente si sono già attivati. Per questo se fosse confermata la sua cancellazione in modo così subdolo, addirittura dopo l’annuncio del governo, sarebbe un chiaro tentativo di salvaguardare i profitti di alcune lobby a scapito dell’interesse generale, dei cittadini, dell’ambiente e dell’economia italiana. Ci auguriamo quindi – conclude il vicepresidente nazionale di Legambiente – che il Governo e il Parlamento rimedino al più presto a questo evidente  tentativo di sabotaggio di un ottima norma che privata di determinati parametri rischia di perdere la sua efficacia”.

A questo pensiero risponde il ministro per l’ambiente Corrado Clini con una nota dove si dice che non esiste nessuna deregulation per gli shopper e che la commercializzazione dei sacchetti in plastica rimane vietata.
A questo punto speriamo che le grandi imprese non riescano a trovare escamotage per poter tornare ad utilizzare shopper in polietilene o con additivi chimici che rendono sì più resistenti i sacchetti ma anche meno degradabili...

Io da consumatore accetto volentieri la perdita di resistenza dei sacchetti a favore del minor impatto che creano sull’ambiente però non accetto il pagamento degli shopper con loghi delle società (i casi più classici sono quelli dei supermercati). Perché il consumatore oltre a fare della pubblicità gratuita dovrebbe pagare un sacchetto per il quale non viene nemmeno messo in evidenza il suo costo? A dir la verità una volta la legge pretendeva il pagamento dei sacchetti peró ora il tutto è a discrezione delle aziende...

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