martedì 5 giugno 2012

Tonni radioattivi pescati sulle coste pacifiche statunitensi

 

Non si sentirà più parlare di Fukushima ma i danni provocati non sono così limitati... infatti in questi giorni sono usciti i risultati degli studi fatti dai ricercatori di Hopkins Marine Station della Stanford University e della School of Marine and Atmospheric Sciences della Stony Brook University: i tonni rossi pescati nell’agosto 2011 vicino alle coste  di S.Diego hanno rilevato tracce radioattive riconducibili al disastro giapponese.
Secondo lo studio pubblicato sulla rivista Proceeding of the National Academy of Sciences, i livelli degli isotopi radioattivi cesio-134 e cesio-137 sono stati rilevati nei tessuti nei pesci anche se al di sotto sia dei limiti di sicurezza stabiliti tanto dal Giappone quanto dagli Stati Uniti.
Si ipotizza che gli isotopi siano stati assunti nutrendosi di calamari e krill (piccolo crostaceo che compone lo zooplancton).
Le cose più preoccupanti però sono:
- in un viaggio così lungo (circa 9000 Km) i grossi pesci non siano riusciti a “smaltire” gli isotopi.
-la radioattività nei tonni avrebbe viaggiato più velocemente rispetto alle correnti e venti che hanno portato detriti sulle coste dell’Alaska .
Vista la situazione creata dal disastro di Fukushima credo che la scelta fatta dagli italiani sia la migliore perché i risvolti di questo tipo di energia non sono ancora conosciuti…

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