Sono uscite delle ricerche su come sono stati utilizzati gli
incentivi per le energie da combustibile fossili durante il governo Renzi: nel
2013 si erano elargiti 12,8 miliardi di euro e nel 2014 siamo passati a 13,2
miliardi di euro.
L'aumento non è stato enorme (siamo nell'ordine del 3%) ma
se pensiamo gli incentivi in generale sono stati ridotti e le nostre spese sono
aumentate siamo un po' ad un paradosso... infatti dobbiamo ricordare che per
accordi internazionali l’Italia dovrà entro il 2020 ridurre le proprie
emissioni e le fonti fossili sono proprio uno dei principali fattori che
dovremmo andare a ridurre…
A questo punto mi chiedo: che senso ha aumentare gli
incentivi??
Ricordiamo che di contro i contribuiti a favore delle fonti
energetiche sono stati ridotti e anche questo è un controsenso… siamo già
arrivati a produrre almeno il 20% da fonti rinnovabili (limite fissato sempre
dall’UE per il 2020), ma questo non deve fermare un settore che potrebbe
portare (come sta succedendo in tutta l’Europa!) nuovi posti di lavoro e
soprattutto alla salubrità ambientale.
Con questi presupposti il 17 aprile si andrà a votare, un
referendum che sta passando molto in sordina con il probabile obiettivo di non
raggiungere il quorum e permettere di trivellare i nostri mari che non sono
così ricchi di petrolio ma che potrebbero permettere perdite a settore
turistico.
Nella realtà le persone sanno per cosa si vota?? Si parla di
trivellazioni ma all’atto pratico??
Il referendum serve “solo” a bloccare il rinnovo alla
scadenza delle 21 concessioni (che sono trentennali) a 12 miglia dalla costa.
Dalla consultazione saranno escluse, invece, le altre 66
piattaforme situate a una distanza superiore a 12 miglia e non si potrà
esprimere il proprio parere in riferimento a nuove trivellazioni oltre le 12
miglia.
Quindi anche se a mio avviso il referendum risulta “monco”
sarebbe intelligente da parte del popolo italiano non sprecare il denaro e far
arrivare al quorum per rendere valida la scelta della maggioranza.
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