Il giudice della prima
sezione del Tribunale civile di Roma ha rigettato il ricorso dell’ENEL verso la
campagna considerata diffamatoria fatta da Greenpeace verso le sue otto centrali
a carbone.
Greenpeace infatti
qualche mese fa iniziò a pubblicare un filmato
e materiali relativi all’argomento intitolato “Enel killer del clima”; in
particolare è stato messo online il sito www.facciamolucesuenel.org dove è
possibile valutare il costo della bolletta ma non in €uro bensì in vite umane.
Chiaramente una
campagna così “feroce” da parte di Greenpeace ha creato un cero imbarazzo ad
ENEL decidendo appunto di citarla in giudizio.
Le richieste erano
molto pesanti e avrebbero potuto mettere in ginocchio l’associazione
ambientalista e forse farla chiudere: disporre l’immediata inibizione dei
contenuti con una condanna a pagare 10mila euro per ogni giorno di esecuzione
dell’attività più mille euro per ogni singolo attivista.
Ora fortunatamente le
richieste di ENEL non sono state accettate anche perché le azioni intraprese da
Greenpeace non erano prive di fondamento e comunque non avevano valicato il
diritto di critica.
In particolare gli studi del Centre for Research on Multinational Corporation (Somo) di
Amsterdam utilizzati da Greenpeace ritarati tramite l’algoritmo sulle 8
centrali di proprietà della società energetica, portano appunto ai numeri
evidenziati dalla pubblicità negativa fatta: 350 morti premature ogni anno, 1,8
miliardi di danni all’ambiente e alla salute per emissioni di CO2.
Sicuramente l’ENEL
proverà a rifarsi in tribunale con il secondo grado però speriamo non riesca a spuntarla visto che questo
vorrebbe dire “imbavagliare” la possibilità di esprimere apertamente opinioni
e/o giudizi basati su dati concreti.
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